Passerina

La varietà

Il Passerina è un vitigno bianco originario dell’Italia centrale, con due aree a contendersi l'esatta origine: quella della provincia di Frosinone e le Marche. La sua origine precisa è ancora incerta perché il vitigno è presente sul territorio già da tempi molto remoti in tutta l'area centrale della penisola, con diversi sinonimi. Le ipotesi ne fanno più un vitigno marchigiano che laziale, visto che le informazioni genetiche lo vedono parte della famiglia del Trebbiano. In passato si è fatta confusione tra il Passerina e il Bombino Bianco in generale, mentre in Romagna lo si confondeva con il Pagadebito Gentile. Sempre nelle Marche alcuni lo vedono come un clone mutato del Biancame, vitigno regionale. D'altra parte il vitigno viene coltivato particolarmente proprio nelle Marche, soprattutto nella provincia di Ascoli Piceno, oltre che in quella laziale di Frosinone. Lo si trova comunque in qualche zona, coltivato abbondantemente, diversa dalle precedenti, dell'Abruzzo e dell'Emilia Romagna. Nel Lazio, a parte che nel Frusinate, è praticamente assente. Il vitigno si è dovuto confrontare in centro Italia con il Trebbiano Toscano, qualitativamente inferiore ma più resistente alle avversità e soprattutto molto più produttivo, tanto da essere tra i più allevati a livello mondiale in particolare a partire dalla seconda metà del Novecento. Questo ha ridimensionato il Passerina rinunciando così alla sua grande qualità, anche se il vitigno non ha mai del tutto perso estensioni importanti, riguadagnando fiducia negli ultimi due decenni, dopo aver passato un brutto periodo negli anni '60 a causa della sua sostituzione con il Trebbiano, imperante in centro Italia.

Nel campo delle curiosità si segnala l'origine del nome dovuto all'attrazione che i passeri hanno per i suoi acini, piccoli, di cui si nutrono voracemente. In Italia Centrale viene conosciuto anche con i sinonimi di Uva Passera, Caccione, Trebbiano di Teramo, Campolese, Uva Fermana, Uva d'Oro, Cacciadebiti e Pagadebiti. In particolare gli ultimi due sinonimi rivelano un antico pratica oggi scomparsa, ovvero quella di utilizzare quest'uva per il pagamento delle merci e dei debiti.

La grande rinascita del Passerina si deve in particolare, come per molti altri vitigni italiani, all'istituzione delle denominazioni di origine che che hanno protetto il vitigno insieme ad un'altra ottima varietà marchigiana, il Pecorino, con il quale viene spesso assemblato quando non vinificato in purezza.

Il Passerina ha grappoli medio-grandi a forma piramidale, raramente alati, a densità media o a spargolo. Gli acini sono invece, come detto in precedenza, piccoli, giallo-oro e molto pruinosi con bucce spesse. I sistemi di allevamento utilizzati sono quelli espansi con potature lunghe. Matura in epoca media verso la fine del mese di settembre, e si segnala per la sua vigoria, con produzioni regolai e nella media. Gli acini conservano una buona concentrazione in zuccheri e allo stesso modo anche un'alta acidità residua che si riversa nel vino. Al Passerina sono attribuite anche proprietà benefiche, con forte presenza di polifenolici quali l'idrossitirosolo, la quercitina glucuronide e l'acido glutationilcaftarico.

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I vini del Passerina

Il Passerina vive un momento magico di rinascita, sia in purezza che nel taglio con il Pecorino. Ai vini apporta quell'acidità prima descritta, corroborante e apprezzata sia dagli appassionati che dai produttori che ne vedono una grande occasione per la spumantizzazione. Il vitigno inoltre è vinificato nella tipologia Passito, Vin santo e Vin Cotto. In purezza regala colori paglierini sfumati di un bel verdognolo, mentre al naso corrisponde una profumazione ampia e complessa, con aperture alla frutta tropicale, seguite dagli agrumi, da toni mielati e talvolta erbacei, e chiusure speziate. La bocca esalta l'acidità che non risulta comunque eccessiva grazie ad un ottimo equilibrio donato dalla solida sapidità e un finale tutto amarognolo. Quando vinificato nella tipologia dolce il vitigno cambia in profumazioni di frutta secca, con sfumature di zabaione e creme caramel rifinite dalla vaniglia. L'acidità consente poi un buon invecchiamento per portare il vino ad evoluzione. Viene abbinato con piatti importanti come i risotti e i crostacei, ma anche accanto a fritture o zuppe di pesce. Immancabile l'accostamento con i piatti regionali quali le sarde alla marchigiana quando viene vinificato secco, mentre nelle vinificazioni dolci si serve con la pasticceria secca, oppure come Vin Santo con creme e formaggi erborinati. La versione spumantizzata si abbina bene con i salumi o gli antipasti di pesce.

Il Passerina è un vitigno ormai affermato e presente in molte denominazioni di origine, in particolare marchigiane come il Falerio dei Colli Ascolani Doc o l'Offida Passerina Doc, quest'ultimo anche nelle versioni Vin Santo, Passito e Spumante. È incluso anche nel discciplinare dell'abruzzese Controguerra Bianco DOC con percentuali che vanno dal 15 al 40 per cento, ma anche in purezza nella versione Passito o monovitigno Controguerra Passerina. Nel Lazio lo si trova invece in IGT nel Passerina del Frusinate.


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I produttori

I produttori che in assoluto stanno vinificando il Passerina con la migliore qualità sono quelli marchigiani. Un esempio su tutti è l'Offidia Passerina Vin Santo Sibilla Frigia di le Caniette, di straordinaria intensità, giudicato un vino di prim'ordine che si presenta in un vestito tutto ambra.

Al naso compaiono subito i datteri, i fichi, l'uva sultanina e poi ancora profumi complessi come il tabacco aromatico, le giuggiole, il pan di spezie, tutto finito dai cachi, dalle noci e da toni iodati. La bocca è aristocratica e ricorda il Tokai dell'Ungheria, con un palato ossidato in un perfetto equilibrio dolce-acido. Esclusivamente in meditazione.

L'Estro del Maestro Passito IGT de Il Conte poi è un puro Passerina di 14,5% vol con i profumi del dattero e del miele aromatizzato. Chiudono la lavanda e la vaniglia che poggiano su aromi all'uva sultanina e alla caramella d'orzo. Gusto fresco e franco per la pasticceria al formaggio.




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