Vino bianco calabria
Una grande tradizione vitivinicola caratterizza la Calabria, la cui produzione di vino affonda le sue radici nell’epoca della conquista del sud Italia da parte dei greci. La Calabria assieme ad altre regioni come la Basilicata e la Puglia facevano parte di quel regno che i greci chiamavano Enotria, il cui nome stava ad indicare la massiccia presenza di vigneti lungo tutto il territorio. Ciò testimonia quanto le viti fossero parte della vegetazione tipica del nostro paese. La Calabria confina con la Basilicata, un piccolo tratto di mare la divide dalla Sicilia ed è bagnata da mar Tirreno e mar Ionio. Il suo territorio è coperto per quasi il 50% da una vasta area collinare e un’altra ampia area è caratterizzata da alti rilievi tra i quali la Sila, il Pollino e l’Aspromonte. Una superficie così estesa e un territorio così articolato e vario in cui vi è la presenta di monti,
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prosegui ... , colline e coste non poteva che essere caratterizzato da un clima altrettanto differenziato. Lungo le coste si gode di un clima tipicamente mediterraneo che oltre ad essere caratterizzato da alte temperature in estate e alquanto temperate in inverno, vi è anche scarsità di precipitazioni e ciò rende il terreno poco fertile. All’interno della regione dove troviamo i grandi rilievi succitati il clima è essenzialmente continentale caratterizzato dunque da temperature estremamente rigide. Un microclima molto particolare è presente nella valle del Crati, in provincia di Cosenza, dove si produce vino IGT, in cui vi è una forte escursione termica.
La storia della produzione del vino calabrese ha un percorso lungo e tortuoso che, come appena accennato, ha il suo inizio con i greci per poi continuare sotto i romani, fino ad arrivare ai giorni nostri. Nonostante questa regione abbia una tradizione davvero antica nel campo della coltivazione di vitigni e della conseguente produzione del cosiddetto “nettare degli dei”, solo negli ultimi anni i prodotti enologici di questa terra stanno cominciano ad essere conosciuti anche oltre i confini della regione e del sud Italia. Uno dei motivi di questo “ritardo” dei vini calabresi potrebbe essere la scarsa superficie che oggi è riservata a questa coltivazione che rappresenta soltanto circa il 3 % del territorio a fronte dell’ampia estensione della territorio totale. Le origini greche di molti vitigni coltivati in Calabria non sono l’unica traccia di questo importante popolo. I greci infatti, hanno migliorato i metodi di coltura e di raccolta e hanno avuto il merito di creare una vera e propria cultura del vino che i calabresi hanno mantenuto fino ai tempi più recenti. Proseguendo sull’asse temporale, dopo che la Magna Grecia, dopo un lungo periodo di grande splendore, finì per soccombere ai romani, i vini di produzione calabrese furono, in qualche modo messi da parte dai nuovi abitanti della regione. Nonostante ciò nuovi vitigni furono integrati a quelli già esistenti.
Oggi, la Calabria cerca di uscire dall’isolamento regionale dei suoi vini e sta tentando di farsi strada tra i più pregiati vini italiani, sia rossi che bianchi, riscuotendo finalmente un buon successo. Essa può vantare la bellezza di ben 12 vini con il marchio a denominazione d’origine controllata (DOC) ovvero Greco di Bianco, Lamezia, Melissa, Pollino, Sant’Anna di Isola Caporizzuto, Bivongi, Cirò, Donnici, San Vito di Luzzi, Savuto, Scavigna e Verbicaro. Nel 1969 è stato il Cirò ad aver ottenuto per primo, tra i vini calabresi, il marchio DOC, mentre nel 1975 il Savuto, il Pollino e il Donnici, fino ad arrivare a tutti gli altri.
La regione calabrese possiede un territorio coltivato a vite che si estende per circa 18 mila ettari divisi in varie aree: la maggior parte di vigneti si trovano in collina, seguiti da pianura e montagna. Seguendo questa suddivisione per zone è possibile individuare tre aree specifiche in cui si concentra la coltivazione di diversi vitigni. Una di queste è l’area del comune di Cirò Marina in provincia di Crotone. L’area si estende anche alle cittadine di Melissa e Crucoli. Qui si produce uno dei vini più importanti della regione, si tratta del Cirò DOC e del Melissa DOC. Un’altra area estremamente importante dal punto di vista vitivinicolo si trova sul versante opposto, nella zona di Lamezia Terme sul mar Tirreno, ma si estende fino ad alcuni comuni in provincia di Catanzaro. In questa zona vengono coltivati una grande varietà di vitigni tra i quali il Gaglioppo presente nella maggior parte dei vini prodotti nella regione, il Nerello Mascalese e il Magliocco a bacca nera. Infine, nella zona di Cosenza, vengono prodotti i vini DOC Pollino, Savuto e Verbicaro, mentre nell’estremo sud della regione, a Reggio Calabria vi è la produzione del celebre Greco di Bianco. È proprio alle pendici dell’Aspromonte, infatti che vi è la maggiore concentrazione di vitigni Greco.
Dalla Calabria provengono numerosi vini bianchi. Stranamente, però i calabresi amano molto di più i vini rossi ben strutturati, pur essendo collocati geograficamente nel ben mezzo del mediterraneo. Questo fattore dovrebbe far protendere i gusti della popolazione locale verso i vini bianchi, più adatti ad accompagnare i piatti di pesce, che rappresentano la tradizione gastronomica della regione, soprattutto delle zone costiere. Tra i marchi DOC dei vini bianchi calabresi uno dei più apprezzati è il Cirò Bianco. Secondo la leggenda, la città di Cirò era un’antica colonia greca di nome Cremissa in cui sorgeva un grande tempio dedicato al dio Bacco, il dio del vino e delle viti. Il vino Cirò bianco dunque sembrerebbe essere un’ evoluzione dell’antico vino Cremissa dall’omonima colonia. La curiosità che risiede dietro questo vino è che veniva offerte a tutti gli atleti vincitori delle olimpiadi. Oggi il Cirò bianco si ottiene dalla coltivazione, raccolta e spremitura di uve Greco Bianco per una percentuale del 90% con l’aggiunta di uve Trebbiano Toscano. Questo vino viene lavorato e imbottigliato nelle zone di Cirò Marina, Crucoli e Melissa. Il Cirò Bianco si presenta nel calice con un colore paglierino brillante, al naso si percepiscono chiaramente le profumazioni della frutta tropicale e di fiori bianchi. Il sapore è estremamente delicato e fresco. Un vino del genere deve essere servito ad una temperatura che va da un minimo di 8°ad un massimo di 10° e si sposa magnificamente con piatti leggeri tipici della cucina mediterranea a base di pesce e di carni bianche. Sotto la denominazione di Cirò DOC esiste anche il così chiamato Cirò Rosso DOC, prodotto nella stessa area viticola di quello bianco. Esso nasce dalle uve Gaglioppo, è un vino ben strutturato che si abbina alle carni rosse e ai formaggi stagionati. Il Cirò Rosso presenta un colore rosso rubino intenso, l’odore denota frutta rossa e spezie. Il Greco Bianco è un’altra primizia della produzione vinicola calabrese. Si crede che esso sia stato portato in Italia, nel 700 A.C, dai greci proprio nella zona di Bianco, dove oggi ve ne è la più grande produzione. La presenza di questi vitigni si rintraccia alle pendici dell’Aspromonte nella zona dei comuni di Bianco e parte di altri comuni in provincia di Reggio Calabria. Questo vino vanta il fatto di essere stato il primo vino d’Italia assieme al Moscato siciliano. Esso ha vissuto momenti di grande produzione e periodi di stagno, soprattutto nel 1966 quando è stata fondata la cooperativa agricola di Bianco, al fine di salvaguardarne e controllarne la produzione che in caso contrario sarebbe addirittura potuta del tutto scomparire. Grazie all’impegno della popolazione locale dedita alla lavorazione di questo vitigno, nel 1980 il Greco Bianco ha ottenuto il marchio DOC. Alla vista presenta un colore molto particolare: dorato con riflessi ambrati, ha un profumo amaro ma allo stesso tempo molto aromatizzato e un sapore morbido e caldo. Se si vuole apprezzare al massimo il gusto del Greco bisogna attendere un tempo d’affinamento alquanto lungo che va dai cinque agli otto anni dalla vendemmia. In genere è considerato un vino da dessert in quanto accompagna bene dolci molto elaborati, marmellate e pasta di mandorle, allo stesso tempo può essere bevuto su piatti dai sapori forti, anche piccanti. Un altro eccellente bianco calabrese è il Verbicaro Bianco DOC. La produzione di questo vigneto è consentita nella zona di Cosenza, è un vino che si ottiene utilizzando tre o anche più vitigni a bacca bianca purché siano consentiti dal disciplinare. Nello specifico, il Verbicaro nasce dall’unione di Greco Bianco, Malvasia bianca, guarnaccia bianca e altri vitigni autorizzati. Il Verbicaro può essere anche rosso se ottenuto con la spremitura di vitigni a bacca nera. In realtà, la qualità più conosciuta è proprio quella rossa. Il Verbicaro bianco è molto più raro in quanto prodotto in quantità inferiori, le sue proprietà organolettiche consistono in un colore giallo paglierino, l’odore è molto aromatico e in bocca ha un sapore morbido e aromatico. Il modo migliore per gustare questo vino è quando accompagna piatti a base di pesce, carni bianche e uova. Altri vini bianchi calabresi che vantano il Marchio DOC sono lo Scavigna, Melissa, Lamezia e il San Vito di Luzzi.
Molti sono i vitigni autoctoni con cui si producono numerosi vini d’origine controllata, tra essi il più importante è il già citato Gaglioppo, che è la base di molti vini locali, poi ancora il Greco Bianco, il Montonico, il Prunesta e infine il Guarnaccia e il Pecorello Bianco.
La Calabria, diversamente da molte altre regioni italiane, non vanta una grande ricettività sul fronte del turismo enogastronomico. Nonostante sia una terra ricca di tradizione e di buona cucina, non si è ancora sviluppato un turismo che va in questo senso. Molti passi in avanti, però, si stanno facendo negli ultimi anni, tanto che il rinnovamento è affidato ad alcune imprese e cantine che mirano a portare la Calabria a livelli nazionali. Tra le cantine più rinomate si possono ricordare le cantine Spadafora, la casa vinicola Criserà, le Terre del Gufo, la Cantina Val di Neto, l’azienda Ippolito e tante altre.