Chardonnay
Lo Chardonnay è il vitigno bianco per eccellenza, che quasi non ha bisogno di presentazioni per la sua fama e notorietà tanto da essere semplicemente lo “Chardonnay”, simbolo di garanzia qualitativa. Il vitigno, di chiara origine francese, nasce nella grande Borgogna vinicola in tempi antichissimi, ma grazie alla sua estrema adattabilità, lo si trova oramai a tutte le latitudini, anche meno fredde, ma sempre con la stessa garanzia di risultati. Chiaramente nella regione francese riesce a fornire i risultati migliori, dando vita ai vini più rinomati del mondo o, come nella Champagne, alle lavorazioni più antiche per ottenere il vino spumantizzato più apprezzato e aristocratico che si conosca.
Per secoli ha rappresentato il vitigno dei vini bianchi, praticamente un marchio a se stante. Riesce a fornire vini di qualità dalla fredda Francia all'assolata Australia, mentre i viticoltori sfruttano l'enorme semplicità della sua coltivazione, praticamente autonoma se si eccettuano le potature di mantenimento per limitare le rese ed aumentare la qualità. Infatti il vitigno è molto vigoroso e produttivo, ma va limitato nelle rese come tutte le vitis, anche se lo Chardonnay inizia a perdere molti dei suoi aromi e delle sue potenzialità nel vino già a partire da una produzione di 80 ettolitri per ettaro. Per chi intende produrre assoluta qualità questo è il limite massimo, oltre il quale si inizia a produrre più quantità che vino eccezionale, anche se questo rimane comunque uno dei migliori vitigni da vinificare. I più eleganti e pregiati hanno rese addirittura che non superano i 30 ettolitri per ettaro. Qui gli impianti si lavorano con alte densità per limitare il vitigno spontaneamente. Nella Francia centrale il vitigno, a causa del suo germogliamento precoce, rischia sovente per le gelate primaverili, e quindi è soggetto a fenomeni di colatura e acinellatura, risolti invece a latitudini più basse e calde in modo naturale. La maturazione è invece molto regolare, ma la vendemmia deve essere precisa e i suoi tempi scelti con cura in quanto lo Chardonnay se non raccolto subito, decade rapidamente per quel che riguarda le sue proprietà organolettiche. L'origine precisa del vitigno è oggetto di continui dibattiti nella Francia centrale, con varie zone del dipartimento della Borgogna a contendersi millimetrando l'esatto punto di origine. Ma questa è talmente lontana nel tempo che chiaramente risulta impossibile sapere il luogo preciso, con alcune ipotesi che invece fantasticano addirittura su una sua presunta origine libanese. Attualmente sono 34 i cloni ufficialmente riconosciuti in Francia, mentre esiste anche una rara mutazione rosé e uno Chardonnay Blanc Musqué altrettanto raro ma molto apprezzato per il suo profumo tanto da essere utilizzato nei tagli quando diviene reperibile.
Naturalmente un vitigno così importante e famoso trova impieghi in tutto il mondo, sia in purezza quando diventa vanto del produttore, che in assemblaggio con moltissime varietà di uve. Nella Champagne è protagonista dell'assemblaggio dello Champagne e re della tipologia Blanc de Blancs. In Borgogna viene vinificato quasi esclusivamente in purezza per dar luogo ai vini bianchi più longevi del mondo. Nel resto del globo lo si trova ovunque, dalla California alla Nuova Zelanda, mentre in Italia è molto impiegato, anche se in diretta concorrenza con molti vitigni autoctoni di qualità della nostra penisola. I vini che ne risultano sono ovunque complessi, di gran qualità, con una gamma olfattiva che spazia dai frutti esotici alla pesca, dai pomodori ad aromi vegetali di tabacco e tè, fino ai lamponi, ai petali di rose e alla vaniglia. Il vino dello Chardonnay è uno dei pochi bianchi che si presta benissimo all'invecchiamento in rovere, ma anche all'appassimento e alla spumantizzazione con analoghi ed ottimi risultati. Fa parte di una lista lunghissima di denominazioni d'origine sia in Italia che in Francia, paesi che con la Spagna hanno adottato questo sistema di protezione per i propri vini, e il suo impiego è diffuso anche in Sud Africa in un inusuale assemblaggio ma di buoni risultati con il Sauvignon.
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La lista dei produttori è praticamente infinita, dai grandi CharlesMagne agli Champagne francesi, fino a rinomati prodotti italiani e di tutto il mondo.
Nella nostra penisola chiaramente lo Chardonnay ha un posto di prestigio, come in Umbria, una delle regioni che lo sfrutta di più. Ad esempio l'azienda Lungarotti vinifica l'ottimo Aurente, tagliato con un 10 per cento di Grechetto nella denominazione IGT per un vino vestito d'oro, con profumate note di gelsomino, aromatizzate al mango con miele di corbezzolo, resina e pepe bianco per una chiusura leggermente affumicata. Bello anche il palato, giocato su sapidità e fragranza, addirittura cremoso e ottimo compagno per i tagliolini al salmone. E poi naturalmente il grandissimo Cervaro della Sala di Castello della Sala, sempre tagliato con il Grechetto ma al 15 per cento, opulento, caldo, incredibile, con una gamma olfattiva che include tutti i frutti, presenza di caffè, torroncino e pistacchio. Conosciuto e apprezzato da tutti, necessita di piatti aristocratici in abbinamento, come astice o aragoste.
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