Imbottigliamento vino
Da cosa nasce una passione? Cos’è che mette le radici ad interesse e ci spinge a coltivarlo nel tempo? Domande a cui spesso è difficile dare risposta, ma che in molti casi possono essere attese e chiarite semplicemente. Parliamo di enologia, per esempio: ci sono mille motivi per cui si può cominciare a nutrire una predilezione e un interesse particolari per tutto ciò che riguarda il vino. C’è chi ha cominciato dopo aver assaggiato un vino speciale e ha deciso di coltivare questa curiosità, c’è chi lo fa per lavoro e per necessità, e c’è chi ha avuto la fortuna di prendere parte alla vendemmia, di osservarla, e vivere in prima persona le fasi che portano alla bottiglia di vino. E’stata la scintilla che ha fatto nascere una passione forte. In tanti, infatti, si avvicinano all’enologia fin da bambini, perché ereditano l’interesse dei genitori, o perché prendono parte in prima persona alla produzione del vino.
La vendemmia è senza dubbio un momento affascinante ed interessante, che contribuisce in maniera preponderante all’ottenimento di un prodotto finito di buona qualità. Certo, dipende molto dall’uva, ma un ruolo importante è giocato anche dall’igiene e dal modo in cui si portano a compimento le varie fasi di lavorazione. Chi si appassiona a questo processo, sa perfettamente che un’importanza da non trascurare è quella da attribuire all’ultimo passaggio: l’imbottigliamento, ovvero l’ultimo atto prima di poter ammirare finalmente il vino, il frutto del proprio lavoro, nelle bottiglie. L’imbottigliamento, poi, avviene in tempi diversi a seconda della tipologia di vino, e in base a questo, le bottiglie saranno stappate in un certo periodo dell’anno. Per esempio, se si parla di vino novello, l’imbottigliamento non può avvenire più tardi del 31 dicembre, perché il vino in questione va consumato giovane e subito dopo essere finito in bottiglia.
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Contrariamente a quanto si possa pensare, è sbagliato e impossibile parlare di un solo tipo di imbottigliamento, in quanto ogni bevanda richiede tempistiche e modalità diverse. In pratica, ogni singolo prodotto richiede il proprio imbottigliamento, ed è meglio rimanere sempre allineati in questo ordine di lavoro per evitare sorprese ed errori grossolani. E’ ovvio che parlando di vini, la prima distinzione da fare è relativa al luogo e al tipo di produzione: chi produce vino in cantina autonomamente e per uso e consumo personale, fa quasi sicuramente affidamento su prodotti artigianali ed evita, anche per ragioni economiche, l’acquisto di tutte le strumentazioni adeguate. Viceversa, chi produce vini e spumanti a livello industriale sa bene quanto è importante avere a disposizione gli oggetti e i macchinari giusti.
E’ fondamentale operare in un ambiente asettico ed evitare che il più innocuo dei batteri possa entrare a contatto con la bottiglia e con il prodotto, corrompendolo in maniera grave e rischiosa. Per questi casi, esistono delle linee industriali di imbottigliamento asettico che consentono di evitare problemi, o quantomeno permettono una sensibile riduzione dei rischi connessi. Una linea base non può non tener conto dell’importanza di versare il vino in bottiglie perfettamente sterilizzate (questo è importante anche quando si produce vino a livello artigianale); perfettamente puliti e sterilizzati devono essere anche i materiali di chiusura. I tappi in cera o in sughero devono essere nuovi di zecca e mai utilizzati precedentemente. In ambienti altamente professionali, non solo le macchine sono controllate passo dopo passo durante la fase di imbottigliamento, ma dispongono anche di un sistema di controllo ambientale, mediante il quale riescono a scongiurare e smascherare la presenza di batteri nocivi. Addirittura, a livello industriale esistono sistemi che tengono costantemente sotto controllo i livelli di azoto, acqua e ossigeno.
Chi muove i primi passi verso la scoperta di questo splendido ambito che è l’enologia, è tentato dal pensiero che in fondo una fase di produzione come l’imbottigliamento rivesta un’importanza secondaria ai fini del prodotto che si consuma. Ebbene, non è affatto così, e l’obiettivo di queste righe è proprio quello di mettere in guardia chi crede di poter produrre del buon vino senza rispettare questi canoni. Un ottimo calice nasce da uva di qualità, dal rispetto dei tempi e delle regole di lavorazione, ma anche da un luogo perfettamente igienizzato. La cantina deve essere pulita, ma soprattutto, le bottiglie devono essere impeccabili, perché oltre ad essere un capolavoro della gastronomia, il vino è un prodotto delicato e basta poco a corromperlo e danneggiarlo. Abbiate cura nell’imbottigliamento, pulite a fondo le bottiglie e tenete il vino in contenitori asettici, preservandolo dall’aria e dal contatto con batteri. Allora sì che berrete bene. Se poi, dopo aver cominciato a produrre vino a livello artigianale avete la possibilità di approfondire arrivando ad un livello industriale, potrete far tutto contando sull’apporto della tecnologia, che di sicuro offre più vantaggi che svantaggi ed assicura prestazioni di tutt’altro livello.
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