Spumante vino
C’è tanto, ma tanto da sapere quando si parla di enologia. Ci sono da scoprire regole, varianti, tipologie di vini, etichette, zone e modalità di produzione che è impossibile, seppur ci si considera esperti assoluti, pensare di sapere tutto. L’enologia è un campo vastissimo, e quando si utilizza questo termine non si tira in ballo una sola tipologia di vino, ma tutto ciò che viene prodotto mediante la lavorazione dell’uva. Ci sono vini fermi e frizzanti, ci sono vini secchi e dolci, amabili e abboccati, distinti in base alla quantità di zucchero che contengono. Ci sono passiti e vini liquorosi, vino novello e vino da invecchiare, vino prodotto con uve normali, e vino prodotto con uve biologiche. Insomma, una incredibile mole di prodotti e specialità, tutte piacevoli da scoprire e di grande interesse, ma c’è una branca in particolare che è riscuote un successo sopra la norma, soprattutto durante le festività natalizie (e le feste in genere). Si tratta di una categoria considerabile solo in parte come appartenente all’ambito dei vini, ed è il settore degli spumanti. Affascinante, ricco di novità, di nomi eccellenti, di bollicine più o meno famose, ma soprattutto di storia ed annotazioni interessanti.
E’ incredibile notare come quando si parla di spumanti, si tirino in ballo talmente tante di quelle notizie, di quegli aneddoti, che è difficile immaginare di arrivare ad una conoscenza completa. Anche perché la maggior parte della gente, profana, è convinta di poter parlare di spumante di qualità per la sola presenze delle bollicine: sono tantissimi coloro che credono che bastino le bollicine per fare una buona bottiglia di spumante. Non è così, ed evidentemente non occorre un’esperienza fuori dal comune per comprenderlo. Ci sono spumanti e spumanti, esattamente come accade per il vino: ci sono distinzioni importanti, fondamentali da compiere, al fine di arrivare ad una conoscenza esatta e approfondita.
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La storia del vino spumante ha inizio nel XVII secolo grazie a un frate il cui nome è ancora oggi sinonimo di eccellenza e qualità in ambito spumantistico: Dom Perignon. Si tratta del consacrato francese a cui si deve l’origine dello spumante e l’introduzione di quello che con il passare del tempo si è imposto come il metodo di produzione principe, noto come classico o “champenois”. E’ ovvio che la denominazione del metodo di produzione deriva dalla zona: siamo nello Champagne, la terra del vino spumante più famoso e rinomato al mondo (anche più imitato). Ci troviamo a pochi chilometri da Parigi, nel cuore di un’area collinare dove la coltivazione dell’uva avviene da secoli in maniera intensiva e sapiente. E’ qui che è nata e si è sviluppata partendo da radici solide e promettenti, una tradizione ormai di livello mondiale, ma in questa sede è doveroso fare una distinzione. Abbiamo parlato di metodo champenois o classico: ebbene, contrariamente a quanto si possa pensare, è impossibile utilizzarli nello stesso modo. Spieghiamo: quando si ha a che fare con vini francesi, prodotti nella zona dello Champagne, si parla di metodo champenois; quando invece si parla di vini prodotti in Italia, con lo stesso sistema, si parla di spumante “metodo classico”. Una definizione ormai di dominio comune, utilizzata in maniera pressoché universale per riferirsi a spumanti di elevata qualità.
Non c’ nulla da fare: quando si pensa ad un prodotto capace di arrecare sollievo al palato e all’animo, mettendo tutti d’accordo e dando la sensazione collettiva di star vivendo una festa, si materializza immediatamente una bottiglia di spumante, molto più che un semplice prodotto enologico. Un vero e proprio modus vivendi, una tradizione, la materializzazione di una cultura radicata in tutta Europa, ma particolarmente sviluppata in Francia e Italia (che del resto ogni anno si contendono la palma di “terra principe” nella produzione di vino e spumante. Ed è interessante notare come sia necessario essere precisi quando ci si trova a parlare di questi prodotti: non si può parlare di spumante o champagne in maniera indifferente. Lo Champagne viene prodotto esclusivamente in Francia, nella zona di produzione che abbiamo menzionato sopra, a cavallo tra Ain, Aube e Marne, nello stesso distretto della capitale transalpina, ricalcando la terra che un tempo fu quello del sapiente ed ambizioso Dom Perignon. Tutto quello che viene prodotto con le bollicine fuori da questa area di produzione, non può essere definito come Champagne, ma sarà semplicemente spumante. Che poi l’Italia con il trascorrere dei decenni sia arrivata a produrre bottiglie e spumanti capaci di rivaleggiare con tutte le aziende viti-vinicole del mondo, è un dato di fatto ma è un altro paio di maniche. A Cesare quel che è di Cesare, anche perché a ben vedere il Belpaese è tale anche in ambito spumantistico e non ha nulla da invidiare, né alla Francia né a nessun altra nazione. Dal Veneto al Friuli, passando per il Piemonte e la Lombardia. Da Conegliano Veneto all’astigiano, passando per la Franciacorta: sono gli itinerari consigliabili a chi vuole toccare con mano quanto abbiamo appena detto. L’Italia dello Spumante val bene una visita.
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