Albarossa
L'Albarossa è un vitigno che si è affacciato nel panorama enologico nazionale solo a partire dal 1938, quando fu creato incrociando il Barbera e il Nebbiolo di Dronero, chiamato anche
Chatus. È un vitigno piemontese dunque, a bacca rossa, con un padre ben specifico, il prof. Giovanni Dalmasso, che realizzò numerose ricerche allo scopo di aumentare le qualità regionali delle uve, attraverso l'incrocio e la clonazione. Queste ricerche portarono all'Albarossa appunto, che però fu semplicemente catalogato nella collezione viticola della regione Piemonte senza essere ripreso per quasi cinquantanni. Fu il professor Mannini del Cnr di Torino a tornare su queste ricerche riprendendo i lavori degli anni 30 nel Centro Sperimentale Vitivinicolo del Piemonte nella Tenuta Cannona. In principio vi era stata una certa confusione su uno dei due vitigni utilizzati nell'incrocio, pensando che fosse stato incrociato il Nebbiolo per sfruttare le migliori uve della regione. In realtà venne usato il Nebbiolo di Dronero, meglio conosciuto come
Chatus, un vitigno originario delle Alpi Marittime al confine francese, diffuso tra le regioni dell'Ardèche e il Saluzzese, con sconfinamenti nel Pinerolo e nella Savoia. È un vitigno più italiano che francese, anche nelle caratteristiche organolettiche tipiche piemontesi. Il vitigno Albarossa è un uva di qualità, molto apprezzata anche se recente.
I viticoltori sembrano apprezzare in modo particolare il vitigno non solo per la sua qualità, ma anche per la sua produttività elevata, con una buona dote strutturale nei vini. Preferisce i terreni collinari con buona presenza di calcare, di buona fertilità. Deve usufruire di buone esposizioni che tengano ben asciutto il vitigno. L'Albarossa, essendo ancora giovane, iscritto solo nel 1977 nell'abo dei vigneti, potrà soltanto migliorare anche perché le sperimentazioni stanno tuttora continuando per dare ancora più qualità a quegli studi dei primi del Novecento. Una delle nuove sperimentazioni che si stanno portando avanti vogliono incrociare il Cornarea con il bianco Bussanello, un vitigno derivato dal Furmit e dal Riesling incrociati.
L'Albarossa ha grappoli di grandezza media, compatti, mentre gli acini sono invece piccoli e coriacei, spessi nelle bucce molto pruinose e ricche di polifenoli e antociani. Le bacche forniscono inoltre alte concentrazioni di zuccheri naturali e acidità. Il vitigno ottiene i favori dei produttori grazie al notevole apporto che può regalare in vini opulenti da considerare nobili e di gran pregio. Le caratteristiche organolettiche sono molto identitarie, e maturano splendidamente nell'invecchiamento in bottiglia, mente il legno è poco gradito. Tra gli aspetti negativi dell'Albarossa vi è la sensibilità alle muffe, che lo obbliga alle buone esposizioni ventilate, aiutate comunque dalle bucce coriacee anche se sfavorite dalla densità molto compatta. La maturazione di epoca tarda lo pone a rischio in una regione dalle estati notoriamente corte.
L'Albarossa per rendere al meglio nella sua vinificazione in purezza deve essere coltivato sui terreni calcarei e asciutti da lui preferiti. In questo caso i suoi vini sono di grande fattura, con colori densi e profondi, rubino con brillanti vene violacee. Al naso il vino risulta complesso, grazie all'alta concentrazione di elementi polifenolici e antociani contenuti nelle bucce. Questi però lasciano il palato morbido, sufficientemente acido ma non astringente oltre i limiti. Qui la bocca risulta invece vellutata e setosa, ottima anche in gioventù grazie ai levigati tannini, pur molto presenti. Anche l'alcol ha una forza da grande vino, con gradazioni alte ma non stucchevoli. Al naso i profumi sono quelli del grande vino, con giochi floreali e fruttati sfumati da speziature dolci di tabacco. Il palato richiama questi giochi in un fondo glicerico sostenuto da una solida struttura. Lunga la persistenza finale. Questo vino va ad accompagnare tavole imbandite di selvaggina e carne rossa di lunga cottura, in umido o stufata e brasata con vino rosso. Grande accostamento anche con formaggi forti, come la provola, e piatti aromatici al tartufo. Ancora giovane, l'Albarossa è ora difeso solo dal disciplinare del Piemonte Albarossa DOC, che comprende molti comuni in tre provincie: Asti, Cuneo e Alessandria.
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Anche qui la giovane età del vitigno non ha permesso il coinvolgimento di un largo numero di produttori nella sua vinificazione, anche se alcuni dei più importanti hanno già provveduto al suo sfruttamento. Questi esprimono una grandissima qualità ancora poco popolare ma dal futuro garantito.
Viotti è uno dei pochi che vinifica regolarmente il Piemonte Albarossa DOC dove al naso vengono espressi eleganti aromi di frutti rossi di bosco e viole sempre accompagnati da tabacco. Naturalmente con un palato potente e alcolico, la sua morbidezza lo rende ideale per la faraona.
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