Il Franconia è un vitigno rosso le cui origini non trovano concordi gli storici di botanica, che si dividono su due ipotesi principali che lo vedono comunque non autoctono del nostro paese. Tra i suoi sinonimi infatti troviamo due nomi stranieri, di origine tedesca,
Blaufrankisch e
Limberg. Questi due nomi suggeriscono agli storici le ipotesi sull'origine, che potrebbe essere sia austriaca che croata. Per quel che riguarda il nome Blaufrankisch, il riferimento è alla vallata settentrionale del fiume Meno, che in tedesco viene indicata con il termine Franken, poi corrotto in italiano con il termine Franconia con cui attualmente si indica il vitigno. Il secondo nome è chiaramente legato alla città di Limberg. Per l'ipotesi che coinvolge la vallata superiore del Meno però gli storici non trovano documentazioni per confermarla, e anche gli etimologi definiscono il sinonimo originario del medioevo, in quanto il suffisso
blau indica il colore blu delle bacche, ma il seguente
frankisch che indicherebbe la vallata, nacque nel Medioevo. Ma la contraddizione è nel fatto che la parola descriveva le uve straniere, e quindi questo escluderebbe l'autoctonia austriaca, in quanto il termine esatto sarebbe dovuto essere
heunisch. Quindi senza riferimenti storici e con contraddizioni nel nome, non possiamo avere nessuna certezza su questa ipotesi. Comunque in Austria questo vitigno è molto popolare, e si è potuta ricostruire comunque la sua successiva introduzione nel nostro paese e successivamente, a partire dal 1879, in Francia. Il vitigno comunque non gode della stessa popolarità della presunta madrepatria, tanto da avere poche estensioni a Levico, in Trentino e alla piana del Tagliamento, nei comuni di Cervignano e Palmanova in Friuli. Una piccola diffusione si è avuta anche in provincia di Bergamo e in provincia di Treviso. È un vitigno tipico delle pianure, molto resistente alla fillossera secondo il Rovasenda che lo cita come Blaufrankisch nel 1887 specificandone la funzione di reimpianto per risolvere la crisi dell'Ottocento. Con il nome di Franconia bisognerà attendere gli anni 50 del Novecento in quanto ancora il Marzotto nel 1925, lo descriveva con il nome tedesco ne
Uve da vino, imitato nell'Atlante Ampelografico del Poggi. Comunque il vantaggio descritto dal Rovasenda non trova molto fondamento nella diffusione in Italia quanto l'introduzione del vitigno da parte del governo Austro-ungarico, per un lungo periodo dominante in tutto il nord-est. L'assioma politiche agricole-dominio austro-ungarico è confermato dalla sua presenza in tutto il territorio una volta dominato dagli Asburgo. A fine Ottocento era presente in Ungheria, in Croazia, in Moravia e in Slovacchia. In Italia comunque il vitigno ha avuto una certa fortuna nella parte orientale e settentrionale anche grazie ad una certa precocità che lo difende da un clima più rigido e breve nella sua fase estiva. A questo fattore si sono aggiunte anche le caratteristiche di alte rese fornite e resistenza alle avversità, che lo hanno favorito nel XIX secolo. Successivamente al periodo Austro-ungarico italiano, e probabilmente per gli stessi motivi, il vitigno si è diffuso in Francia tra il 1875 e il 1900, in particolare nella regione centrale della Cher e più a sud in quella di Puy de Dome, con il sinonimo di Limberger Noir. Nel nord-est italiano lo si trova in alcuni documenti friulani del 1879, e ancor prima, nel 1877, nei documenti di Caorle, in provincia di Venezia. Nella provincia di Bergamo viene citato a partire dal 1929.
Nelle descrizione botaniche il Franconia ha grandi grappoli a forma piramidale, con delle ali. Gli acini variano di dimensioni, da medie a grandi, e si segnalano per il colore blu intenso e la concentrazione pruinosa sulle bucce spesse e fragranti.
Germoglia e matura in epoca medio-precoce su terreni ricchi di argilla, prevalentemente pianeggianti e alluvionali, come sono quelli tipici del Friuli vicino alla costa. Viene potato con il sistema a guyot.
Il Franconia è un vitigno che si presta sia al taglio che alla purezza, e trova in Friuli accoglienza nei disciplinari delle denominazioni Colli Orientali del Friuli e Friuli Isonzo anche con menzione monovarietale. I vini in purezza sono molto concentrati in antonociani e coloranti, che forniscono intensi aromi floreali, fruttati e speziati. Di corpo leggero, i vini del Franconia sono dotati di freschezza e si prestano al consumo in gioventù. Il palato si esprime con tocchi morbidi, leggermente strutturati, per accompagnare carni rosse arrostite o cacciagione. Le stesse caratteristiche ne fanno un ottimo vino per i salumi freschi o i primi di pasta. I colori sono brillanti e puliti, rubino. Al naso esprimono sensazioni alla viola e aromi fruttati di ciliegie e lamponi, con alcune produzioni in cui compaiono anche le fragole. Chiude sempre con profondi tappeti speziati, in particolare al tabacco e al caffè. Raramente ma presenti anche delle mineralità. In bocca l'equilibrio si gioca sui gusti secco-sapidi, sostenuti da tannini leggeri ma presento e retrogusti alle erbe.
Il Franconia è un vino a diffusione più che altro locale, che trova nel Friuli e in particolare nell'azienda Blason la sua migliore espressione, con un vino classico da accompagnare con la carne di maiale.
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