Uva fogarina

L'uva fogarina

L'uva Fogarina è un vitigno rosso autoctono dell'Emilia, in particolare originario del Reggiano con un grande passato ed un presente incerto e quasi sconosciuto. Oggi infatti questa varietà non viene quasi del tutto utilizzata, mentre solo un secolo fa era una delle più sfruttate nella regione, tanto che nel Reggiano occupava fino al 80% delle coltivazioni totali. Dopo avere avuto un'importanza fondamentale dunque, fu abbandonata agli inizi del Novecento, quando lentamente venne sempre più esclusa dalle legislazioni locali e anche nazionali quando furono istituite le varie denominazioni di origine. L'esclusione dall'albo venne praticata a causa del sospetto che la varietà fosse da inscriversi nella famiglia della vitis lambrusca e non nella vinifera europea. Ma molti esperti enologi, tra cui il grande Veronelli, la descrivono come un vitigno capace di vinificare prodotti di buona fattura e struttura, ottimi sia nella colorazione che nei profumi, con gusti addirittura simili ai grandi toscani. Solo a partire dal 2000 e grazie a queste recensioni i viticoltori locali hanno deciso di riscoprire il vitigno, partendo da una conferma ottenuta dalle prove del DNA: la sua appartenenza alla famiglia della Vinifera. Il secondo passo è stata la sperimentazione della Regione e della Camera di Commercio di Reggio Emilia per l'iscrizione del vitigno nell'albo nazionale e l'istituzione della denominazione del Lambrusco Fogarina DOC. Oggi, complice probabilmente la molta confusione politica, il progetto si è arenato, nonostante fosse previsto un suo sviluppo entro il 2008. i viticoltori sono quindi costretti a lavorare senza la protezione della legge con il nome di Fogarina di Gualtieri, dal nome dell'area a maggiore coltivazione per questo vitigno.

Il vitigno si segnala per la sua alta vigoria e resistenza alle malattie. Inoltre segnala un periodo di maturazione molto tardivo con la vendemmia che si svolge a cavallo tra ottobre e novembre. Giunta a maturazione l'uva conserva un'acidità naturale molto alta e da domare poi nella vinificazione. Questa acidità potrà tornare utile nelle sperimentazioni di invecchiamento. Attualmente regna più l'incertezza che la sicurezza, e quindi i viticoltori cercano di sfruttare i raccolti per il taglio con altri vini piuttosto che avventurarsi in produzioni che potrebbero non fornire i risultati sperati. Infatti la mancanza della protezione con il marchio DOC mette a rischio la pubblicità del prodotto.

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Un glorioso passato

Oggi dimenticata la Fogarina ha goduto in passato di una fama talmente alta che si contavano addirittura circa 60.000 ettolitri di vino all'anno che venivano prodotti ai primi del secolo scorso. Le coltivazioni venivano locate in particolare nelle golene, con particolare preferenza al Reggiano nelle zone di Gualtieri, Brescello e Boretto, i comuni che vantavano il citato 80 per cento di ettari coltivati. Per quel che riguarda l'origine del nome del vitigno, non si hanno certezze, con gli esperti divisi tra due ipotesi. Una corrente etimologica propone l'indicazione di “incendiare” che l'uva metterebbe in campo nei tagli, rivitalizzando vino decisamente spenti. L'altra ipotesi risiede in alcune piene del vicino Po che avrebbero portato i suoi semi in un bosco chiamato Folgarin. Ma queste ipotesi cozzerebbero con la menzione che ne farebbe Virgilio, quindi con una sua esistenza già in epoca romana. Alla fine dell'Ottocento il vitigno era presente anche in provincia di Mantova e Modena anche se i testi medioevali potrebbero far presumere che si trattasse del Focarino, famoso vino del cinquecento. Secondo Virgilio il vitigno sarebbe stato la Vitis Lambrusca del Reggiano. I documenti più attendibili sono però quelli relativi all'Ottocento, in particolare quelli di Cantina Domenico Rossi che attestano la presenza in regione e l'origine autoctona, confermando una forte presenza in piccolissime aree anche negli anni 70 del Novecento. La sperimentazione del 2000 era intesa ad individuare la pianta madre a cui affidare la produzione dei cloni a partire dalla zona originaria di Gualtieri in cui si sono svolti i test di vinificazione.


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Uva fogarina: I vini del Fogarina

Il Fogarina in passato veniva vinificato sia in purezza che in assemblaggio, anche se la prima versione, quella in purezza, era difficile da domare. Si otteneva comunque un vino ricco ed alcolico, sui 14 gradi volumetrici, con una struttura potente e profumazioni di frutti rossi come ribes e lamponi. La sperimentazione degli anni 2000 ha prodotto gli stessi risultati, fornendo vini dai colori rubino a sfumature violette. I profumi confermano la presenza di frutti rossi ma anche di fiori e spezie. La ciliegia si esprime quindi accanto al caramello e a tocchi vegetali come i peperoni, presenti nei grandi vini. La struttura è forte e acida, con una bella astringenza da domare. Attende la sua denominazione, burocrazia permettendo.



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